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Microespressioni facciali. l’incoscio parla dal viso

Se battete le palpebre in quel momento rischiate di non vederle. Istantanee, fulminee. Rivelano le emozioni in modo inconscio. Stiamo parlando delle microespressioni facciali.

Non fare quella faccia!” quante vole avete sentito o pronunciato questa frase a figli o nipoti ? Oppure per Natali o compleanni con i regali: “mi raccomando, quando apri i pacchetti  anche se non sei convinto..sorridi, mostrati contento e ringrazia”.

Col tempo si impara ad affrontare diversamente situazioni simili spesso adattandosi ai momenti, come sorridere comunque davanti un ospite indesiderato, non mostrare rabbia nonostante il torto subito, o ancora non essere tristi durante una cena od una festa nonostante sia accaduto qualcosa di sgradevole.

In questi casi, la soluzione risiede nel mostrare un’espressione adeguata alla situazione, ma che in realtà non appartiene alla vera emozione provata in quel momento.

E questo funziona… O forse no? partiamo da un importante presupposto: l’essere umano non è un robot, per cui può accadere che, nonostante gli sforzi fatti per “contenere” le emozioni da non mostrare, capita che queste, compaiano ugualmente tramite le microespressioni facciali, tutto ovviamente…a livello inconscio. Può durare solo 1/25 (un venticinquesimo) di secondo, tanto quanto un singolo fotogramma di un video o la durata di un battito di palpebre, svanendo con la stessa rapidità con cui sono comparse.

Perché Microespressioni Facciali?

Le microespressioni facciali variano tra loro proprio nella durata. Un’emozione di base può durare 5-10 secondi o qualche minuto ma va considerata comunque come Macroespressione, e segnala agli altri quale emozione stiamo provando. Se si desidera invece celare tale emozione, si tenderà a bloccare i muscoli del viso per impedire che la stessa si palesi sul nostro viso generando comunque una miscroespressione.
Più è forte l’emozione provata, più difficile sarà bloccarla o nasconderla, aumentando  la probabilità che compaia una Microespressione.

Tranquillizzare un bimbo seduto accanto mentre si è su un vagone delle montagne russe, si mostrerà un volto sereno e sorridente, nascondendo magari il fatto di essere più terrorizzati di lui. Reprimere o tentare di contenere un’espressione di terrore è una vera impresa e, una volta iniziate le evoluzioni, una o più microespressioni facciali potranno comparire sul nostro volto.

Ben più facile “spuntarla” quando cerchiamo di lodare le doti culinarie di una amica nonostante la pietanza non ci sia gradita. A questo punto potrebbe tradirci il linguaggio del corpo o l’inflessione della voce, ma una microespressione di disgusto difficilmente comparirà.

Abbiamo parlato di come provare a celare le emozioni o evitare la comparsa di microespressioni facciali, purtroppo però percepire, riconoscere ed interpretare una microespressione non è per niente semplice, il motivo?  La loro durata. Raramente (per non dire Mai) usiamo il 100% del tempo di una conversazione, a fissare gli occhi o il viso del nostro interlocutore, infatti può capitare di guardare altrove proprio quando una microespressione si presenta. Secondariamente se non siamo abituati (o non lo abbiamo studiato) non ci si fa caso. E’ probabile vederla senza sapere come interpretarla attribuiendogli quindi scarsa importanza, e la microespressione passerà come se fosse un gesto qualunque o una smorfia di adattamento.. peccato! Vi è’appena stata fornita un’informazione importante.

Ma quali emozioni esprimono queste Microespressioni facciali?

paul ekman
paul ekamn

 

tim roth
tim roth

Dagli anni ’60 vengono portati avanti gli studi su queste microespressioni ,da Haggard e Isaacs che individuarono questi micromovimenti ma grazie al dott.  (impersonificato dall’attore Tim Roth nella serie tv “Lie To me“), si è arrivati alla conclusione che tali microespressioni facciali possono mostrare sette emozioni di base:

Felicità

Tristezza

Rabbia

Disprezzo

Disgusto

Paura

Sorpresa

Ognuna di queste emozioni può essere riconosciuta nel proprio viso ed in quello di tutte le persone, a prescindere dall’etnia, cultura, genere, religione e, con un opportuno allenamento, è possibile riconoscerle e capire la reale emozione che una persona prova, persino se quella persona siamo noi stessi.

Spesso mossi dalla curiosità siamo spinti a “guardare” chi ci circonda, ma quanto vediamo rispetto a quanto dovremo.. “osservare” con attenzione?

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Redazione

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