L'opinione

Renzi Berlusconi: ormai si gioca quasi a carte scoperte

La sceneggiata Renzi-Berlusconi ha raggiunto vertici altissimi con la presenza, consapevole e no, di molti attori. Spesso anche chi scrive cade nella trappola, fuorviati da dichiarazioni, indiscrezioni filtrate ad arte e con alcuni cronisti politici che, nell’assillante ricerca di uno scoop, si fermano alle apparenze invece di fare dove ossibile, verifiche e,soprattutto, adeguate approfondite analisi .

Così, chi ha occasione di seguire talkshow televisivi e di leggere più quotidiani o settimanali contemporaneamente, troverà notizie contrastanti, scenari diversi, ipotesi addirittura da fantapolitica come quella che Renzi starebbe per lasciare il Pd per fondare un nuovo partito, ma tutto con un unico eguale sbocco: una “grande coalizione” per stato di necessità dopo il voto,anticipato o no, dal quale non è uscita una maggioranza parlamentare. Ovviamente quella “grande coalizione” sarebbe possibile, come ho più volte scritto, per avere la maggioranza anche al Senato, solo tra Pd-Forza Italia-Nuovo Centro Destra-centristi , oggi diversamente schierati. In realtà, come abbiamo da tempo scritto, questa alleanza è il frutto di un nuovo Patto del Nazareno tra i due ex-premier, affinato e concluso da colloqui Renzi-Gianni Letta. Un Patto che ora ha fatto capolino sul “Corriere della Sera”, in vena di scoop, ma con protagonisti sbagliati perché escluderebbe proprio l’attuale segretario del Pd e vedrebbe, sì, sulla scena Letta, Gianni, con un cambio di interlocutori: i ministri Franceschini e Orlando che, comunque si sono affrettati a smentire, giurando fedeltà renziana, tuttavia lasciando dubbi come volevano gli autori della vera sceneggiata.

Anche le incertezze e le polemiche sulla data delle elezioni dovrebbero far riflettere gli osservatori perché le presunte incertezze derivano proprio dal citato Patto che per realizzarsi ha bisogno di un Silvio Berlusconi tornato candidabile e capace di portare un suo contributo personale in più ai forzisti come dicono i sondaggisti e, quindi, assicurare alla coalizione una stabile maggioranza anche alla Camera. Per questo è necessario attendere la sentenza, prevista favorevole, della Corte di Giustizia europea. Se verrà entro giugno sia andrebbe alle urne probabilmente in ottobre, in caso contrario alla scandenza normale. La direzione del Pd, oggi, darà qualche indicazione in più e chissà non sia lo stesso Renzi a dare indirettamente lumi se, dando le dimissioni da segretario, optasse per il congresso anticipato del Pd, come aveva proposto, facendo poi marcia indietro e come ora chiede la sua sinistra interna.

Comunque sia sulla “grande coalizione” concordata dai due ex-premier vengono due importanti conferme a legger bene due interviste comparse su “Repubblica” e sul “ Corriere della Sera”. La prima è di un altro ex-premier; Massimo D’Alema: la seconda al presidente del Partito Popolare Europeo, l’europarlamentare francese Joseph Dual a Roma per incontrare Berlusconi.

D’Alema sorprende perchè abbandona la recente idea della scissione tra i dem, parla del Congresso, vorrebbe un segretario diverso da Renzi e dice un secco no alla proposta di Franceschini-Del Rio, avversata anche dal presidente del partito Orfini, di un premio di maggioranza alla coalizione per la quale ha dato la sua disponibilità l’estrema sinistra di Pisapia. E lo dice sia con la motivazione che Pisapia non vuole insieme Alfano che, a sua volta, non intende saperne dell’ex-sindaco di Milano, sia che lui non ha “mai fatto parte della sinistra della sinistra, ma sempre del centro della sinistra ed il Pd deve andare alle elezioni con una sua lista aperta alla società. Ha, poi, aggiunto che magari non si otterrà il 40%, ma i dem ci andrebbero vicino. Fatto sta che dovrebbero fare, comunque, una coalizione e l’unica, anche se non lo dice, è quella con Forza Italia. Mi pare , dunque, estremamente significativa l’intervista di un D’Alema che si dice lontano dalla sinistra estrema e vede “oggi uno scenario diverso” da quello che portava alla scissione.

Da parte sua il presidente del PPE Dual recita, di fatto, il de profundis ad una eventuale intesa Forza Italia-Lega, Leggete queste sue frasi ; “La Lega di Salvini non è quella di Bossi,nessuna delle due avrebbe posto nel Ppe, ma con quella di Salvini non è nemmeno possibile un’alleanza che rispetti i nostri valori fondamentali. Salvini è un populista e un antieuropeo.”

Più chiaro di così è impossibile e siccome Berlusconi è parte fondamentale dei popolari europei, al punto da aver piazzato addirittura a presidente dei popolari europei uno dei suoi esponenti, ossia Antonio Tajani, appare impossibile l’alleanza con i leghisti guidati da un populista alla Le Pen, criticata nell’intervista da Dual. Si metta, quindi, l’animo in pace il presidente della Liguria Toti, ex-giovane socialista toscano: il suo sogno di far da numero 2 al premier Salvini. E chissà non siano costretti ad una pesante delusione coloro che tra i dem temono di rivedere quasi una riedizione della DC come ha rievocato proprio D’Alema – Che alla precisazione dell’intervistatore sulla coalizione “da Alfano e Pisapia secondo Franceschini e Del Rio”, ha risposto: “Ma Pisapia ha già detto che non ci sta. Quindi sarebbe da Alfano a Franceschini e Del Rio. Mi ricorda qualcosa, si chiamava Democrazia Cristiana.”

Stai a vedere che, alla fine, anche l’ex-leader comunista non preferisca vedere la presenza del nemico-amico Silvio Berlusconi in una “grande alleanza “ alla tedesca che non escluda il centro della sinistra, leggere l’attuale minoranza dem indispensabile per avere la maggioranza al Senato.Tutto questo, guarda caso, secondo la strategia messa a punto da Matteo Renzi ed il Cavaliere non visibile solo da chi non vuole o non sa vedere.

Fonte: Giustus’ Blog

 

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Giuseppe Tusacciu

Giornalista, Politico, Libero cittadino. Mi piace la vita per quello che è, bella e piena di nuove esperienze. Il mio consiglio? "PROMETTI SOLO CIÒ CHE PUOI MANTENERE"

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