Le Zeppole di San Giuseppe richiamano alla mente la Festa del Papà che si celebra il 19 Marzo. Quale miglior modo di festeggiare i Papà se non con un’ottima zeppolina fritta piena di crema pasticcera e amarene sciroppate!? Solo al pensiero ho l’acquolina in bocca!
La storia di Giuseppe fu lunga e tortuosa. Una notte, un angelo gli apparve nel sogno e gli ordinò di scappare per mettere in salvo Gesù da Erode, un Re che ordinò il massacro di tutti i bambini della Giudea al solo scopo di uccidere Gesù, siccome era stato precedentemente informato della sua nascita dai Magi.
In tutta fretta, Giuseppe svegliò Maria, presero il bambino e partirono per l’Egitto. Lasciò la sua falegnameria e per sopravvivere si mise a friggere frittelle.
Le origini delle zeppole di san giuseppe restano comunque, in ogni caso, ancorate alla tradizione napoletana. La prima ricetta ufficiale si trova nel Trattato di Cucina Teorico-Pratico di Ippolito Cavalcanti, che nel 1837 la scrisse in lingua napoletana.
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Tante sono le leggende legate all’origine delle zeppole di san giuseppe, sembrerebbe che a Napoli, per una devozione al Santo, si sia sviluppata la tradizione degli zeppolari. Oppure, ancora, secondo le monache queste frittelle, ormai divenute Zeppole, nacquero nel convento di San Gregorio Armeno.
Essendo questo un dolce molto antico, le origini sono contrastanti e di difficile reperibilità.
Il bignè fritto nell’oro giallo, la crema pasticcera profumata al limone e quel contrasto aspro dell’amarena danno origine ad un dolce straordinario: le Zeppole di San Giuseppe.
Sicuramente le più tradizionali sono le zeppole fritte ma anche quelle al forno si difendono bene. Il risultato sarà più leggero e delicato.
Ci sono tante varianti per chi non ama le zeppole di san giuseppe tradizionali, una di queste potrebbero essere le zeppole al forno con crema al mascarpone e caffè. A questo punto ci troviamo di fronte ad un dibattito molto forte: chi opta per quelle tradizionali e a chi invece piace la modernità ed il cambiamento. Chi vincerà?
Di seguito proponiamo una simpatica lettura del procedimento della ricetta della Zeppola classica proposta da Cavalcanti scritta in Napoletano:
Miette ncoppa a lo ffuoco na cazzarola co meza carrafa d’acqua fresca, e no bicchiere de vino janco, e quanno vide ch’accomenz’a fa lle campanelle, e sta p’asci a bollere nce mine a poco a poco miezo ruotolo, o duje tierze de sciore fino, votanno sempe co lo lanatiuro; e quanno la pasta se scosta da tuorno a la cazzarola, allora è fatta, e la lieve mettennola ncoppa a lo tavolillo, co na sodonta d’uoglio;
quanno è mezza fredda, che la può manià, la mine co lle mmane per farla schianà si pe caso nce fosse quacche pallottola de sciore: ne farraje tanta tortanielli come solo li zeppole e le friarraje, o co l’uoglio, o co la nzogna, che veneno meglio, attiento che la tiella s’avesse da abbruscià; po co no spruoccolo appuntut le pugnarraje pe farle squiglià e farle venì vacante da dinto; l’accuonce dinto a lo piatto co zuccaro, e mele.
Pe farle venì chiu tennere farraje la pasta na jurnata primma.